martedì 26 febbraio 2013

La kewra di Ganjam, un caso indiano come tanti


La pianta di kewra costituisce la ricchezza primaria della comunità del distretto di Ganjam (India), composta da circa 25 mila persone.
La kewra è una pianta rara, la cui fragranza aromatica distillata dai fiori è molto richiesta,
e la raccolta e la distillazione dà lavoro a migliaia di abitanti.
La kewra è un cespuglio spinoso che cresce selvatico sulla fascia costiera del Ganjam e viene piantata come barriera di protezione intorno ai campi agricoli e alle coltivazioni di orchidee. I suoi fiori sono molto aromatici e vengono distillati per ottenere profumo, essenza e assoluto. In generale si ottengono dai 15 ai 20 grammi di assoluto per 10000 fiori e sul mercato 300.000 rupie al chilo. L'essenza di kewra è molto richiesta sia sul mercato nazionale indiano che sul estero. Essa viene usata per aromatizzare il paan masada (un miscuglio di foglie di tabacco e spezie da masticare), sorbetti, dolci, bastoncini d'incenso, medicinali, etc. e il distillato viene venduto nei paesi dell'Asia occidentale per la profumeria. 
La coltivazione di kewra non necessita di investimenti nè di cure specifiche. Le piante mature possono essere spostate facilmente senza particolari danni alle gemme e alle radici. Il fiore cresce spontaneamente e ha bisogno di acqua pochi mesi all'anno. Il fiore non necessita di concime, ma le piante vecchie, cioè di cinque o più anni, devono essere potate ogni dodici mesi per crescere in verticale. La kewra fiorisce tre volte all'anno e il periodo massimo di crescita è tra agosto e settembre. Ciascuna pianta può dare circa 200 fiori l'anno, e al momento ciascuno di essi costa circa 4,5 rupie (in alcuni casi possono diventare fino ad 8).
La kewra è la base di tutte le attività economiche della regione. Nella Chhatarpur Block Kewra Union esistono 65 unità di distillazione, di cui 62 operative. Il numero minimo dei fiori lavorati è tra i 200.000 e i 250.000, mentre per le distillerie più grosse si arriva ai 2 milioni di fiori l'anno.
Nei villaggi della zona la kewra è chiamata "oro". La lavorazione, durante il periodo di fioritura, coinvolge praticamente tutta la popolazione. Nessun fiore è sprecato e tutti i germogli sono comprati dal distillatore. Le unità di distillazione sono principalmente di proprietà dei commercianti, danno lavoro in media a cinque-venti persone e ciascun lavoratore prende 40-50 rupie al giorno (che arrivano a 80 al culmine della fioritura). Ogni unità di distillazione ottiene il combustibile (principalmente foglie secche di kewra, cocco, banana, cocco e altre piante) dalle zone circostanti grazie agli appaltatori. Un quintale di combustibile costa 150 rupie e la lavorazione di 1000 fiori ne richiede circa 3 quintali. Il combustibile viene raccolto anche dalle donne e venduto direttamente ai distillatori o ai mediatori. In breve, gli abitanti dei villaggi ricavano denaro dalla kewra in vari modi: per i fiori, per il combustibile e per la lavorazione. L'assoluto di kewra è molto costoso perchè da 400-500 fiori ne vengono estratti solo 10-12 grammi. Più o meno 500 fiori danno 12 litri di acqua di kewra. 
Non solo il fiore, ma anche i rami, le radici e le foglie di kewra hanno un valore economico.
La fibra estratta dalle radici aeree della piante viene usata per produrre corde vendute per lo più negli stati dell'Andhra Pradesh e del Tamil Nadu. Tra le popolazioni autoctone c'è chi usa le radici di kewra come spazzolino da denti. Queste radici, che spuntano dal gambo della pianta, possono raggiungere i due-tre metri di lunghezza e un diametro di 40-50 cm e oltre. Più di duemila persone della zona si guadagnano da vivere producendo corde. I rami vengono usato come sostegni nelle piccole capanne riservate al bestiame. Le foglie vengono impiegate anche nella produzione di reti resistenti, materassi, cappelli, ceste di fiori, borsellini, borse, cartellette e altri articoli per la casa.
La produzione a domicilio su piccola scala che si sta diffondendo nella zona trae sufficienti benefici da questa biorisorsa perenne e dà lavoro alle persone. Inoltre le foglie secche e i gambi vengono utilizzati come combustibile dagli abitanti locali e venduti alle unità di distillazione. I cespugli di kewra contribuiscono anche a stabilizzare l'ecosistema della zona, tenendo sotto controllo l'erosione del suolo nei terreni agricoli e stabilizzando le dune di sabbia lungo la costa. Queste piante fungono anche da efficaci barriere contro i cicloni e le piogge intense. La coltivazione di kewra, pertanto, è un dono della natura per gli abitanti  di questa regione e per l'ecologia locale; deve essere salvaguardata per motivi sia economici sia ecologici. Questa specie in pericolo, però, rischierebbe l'estinzione se venisse messo in atto il piano di industrializzazione previsto per quest'area.

Il post è tratto dall'opera "Fare pace con la terra" di Vandana Shiva
L'elogio della kewra e dell'economia locale introducono l'epilogo amaro della favola d'altri tempi del Ganjam.
Già, perchè il Mercato ha deciso di mettere le mani su 2000 ettari nel Ganjam per la costruzione di un'acciaieria; sotto il nome dell'azienda TISCO e con l'appoggio del governo corrotto del distretto vorrebbe dare inizio agli espropri forzati, magari aumentando i profitti mettendo sotto marchio la kewra.
Per ora la resistenza popolare riesce a far slittare l'inizio dell'acquisizione vera e propria, ma non è detto che il governo non voglia utilizzare esercito e arresti nel prossimo futuro per sistemare la questione.

Questo è solo uno dei casi della lotta per la terra e contro il Mercato dell'India, terra splendida e di cultura millenaria, il cui popolo vede minato il futuro dall'ingresso prepotente e sconsiderato della globalizzazione e del capitalismo.

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