martedì 5 marzo 2013

Fermiamoci e pensiamo



La società del Mercato liberale (globale) non appoggia e non sovvenziona il pensiero, la riflessione e la scelta ponderata
Piuttosto stimola la schizofrenia, le manie ossessivo-compulsive, l'auto-affermazione (con il traguardo auspicato di poter un giorno essere considerati chi ce l'ha fatta perchè si vive in una villa o si ha il bmw), l'emancipazione (femminile ma non solo); tutti fattori che con la razionalità hanno poco a che fare. 
Anche la ricerca del piacere è puramente sensoriale. E' un appetito continuo quasi animalesco, alimentato da appetiti continui del Mercato dello stesso livello.
Il succo è che nella giungla della globalizzazione degli scambi, ove tutto è monetarizzato, (persino lo sport, l'arte, la cultura e gli hobbies), il pensiero è un inutile perditempo (nonché un vero e proprio handicap) di fronte a tutto quello che si può e deve fare per "arrivare".
Riflettere e ponderare, d'altro canto, cozzano con il concetto del tutto subito, del godimento come primo comandamento, della mercificazione estrema, persino delle passioni e dei sentimenti.
Solo lasciandosi completamente andare e facendosi rapire dal Mercato si può "essere se stessi" come il Mercato vuole; si diventa individualisti ed egoisti, pronti a compromessi per una notte di sesso estremo o per una ferrari rubata.

D'altronde se ci si fermasse un attimo a pensare e a riflettere, magari si potrebbe capire qualcosa in più. Qualcosa che potrebbe nuocere gravemente al gioco del Mercato.
Si potrebbe scoprire che tutto è castello di carta, che un soffio di vento potrebbe far crollare.
Si potrebbe arrivare alla conclusione che il gioco non vale la candela, che il gioco è più che altro una vera tragedia (non solo economica) basata sull'apparenza e sull'ipocrisia.

Supposizioni, certo, ma forse non così distanti dalla realtà.
Basta pensare che nella vita di tutti i giorni si assiste alla nascita e alla consacrazione di vittime impegnate a non uscire o estromesse dal grande gioco Mercato, ma sempre vittime. 
Si vedono operai che passano la vita in una fabbrica e disoccupati che sognano di diventare operai in una fabbrica. E si vedono operai che ogni mattina si svegliano disprezzando la vita per quello che andranno a fare e disoccupati che disprezzano la vita per non poter andare al centro benessere a spendere i soldi che non hanno (di cui il gioco li ha privati).
Insomma, si vedono operai pronti a diventare mercenari per spendere soldi guadagnati in una vita triste e estromessi dal circolo pronti all'istante a iniziare a diventare mercenari per prendere finalmente parte alla grande roulette.
In questo monopoli diventare mercenari significa svendersi, svendere la propria vita e ignorare tutto quello che questa può proporre, esclusi lavoro, soldi, acquisti e stipendi.
Gli operai sono solo uno degli esempi. Come loro tutte le altre categorie di lavoratori. Cambia il nome ma non il succo.

Bhè, un solo pensiero simile può bastare per capire che è meglio non pensare. Meglio stringere i denti (col cappio al collo) e andare avanti.
Forse anche sostenendo che è giusto così, che tutto è già scritto e che la realtà non siamo noi
a cambiarla. 
E poi si sa, la depressione e la tristezza vanno e vengono. 
L'importante è non fermarsi e continuare per la propria strada, e fa niente se questa non è 
la propria ma è quella imposta dal Mercato.

Davvero una brutta storia.
Pensate solo se si fosse trovata la forza per fermarsi a pensare non un secondo ma un minuto.
Si sarebbe modificato un destino "già scritto", distrutto un incubo e riaperta una speranza di vita migliore.
Si sarebbe (forse) riusciti a uscire dal gioco (del Mercato) per entrare nella vera vita.

Un solo consiglio finale: fermiamoci e pensiamo.

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