sabato 2 marzo 2013

La fame del terzo (e quarto) mondo? Inclusa nel pacchetto.



La terra ha abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l'avidità di alcune persone.
Mahatma Gandhi

La fame che colpisce un miliardo di persone nel mondo non è caduta dal cielo. Non è una punizione divina, non è uno scherzo del destino. 
Tutt'altro, è la conseguenza di un preciso modello industriale creato dall'uomo (occidentale) e esportato in tutto il globo (l'arci famoso Mercato globale).
La frase di Gandhi è eloquente e esprime bene il concetto.
Già, perchè sul Pianeta si vedono contrapposti due schieramenti: il primo, quello industrializzato e colonizzatore, che presenta due miliardi di obesi, diabetici e ipertesi, e il secondo, quello miserabile e fallito (da condurre sulla retta via), che presenta (tra silenzio e indifferenza del primo schieramento) un miliardo di denutriti e due miliardi di sofferenti di malattie legate al cibo e alla mancanza di un'alimentazione sana.
Insomma, in Occidente si mangia anche per il terzo mondo.

Il tramite, il legante tra i due schieramenti è rappresentato dalle corporations, ovvero le multinazionali.
Queste, appropriandosi (spesso in maniera impropria) di terreni, con monocolture e abusi ambientali, producono il di cibo del primo mondo, lasciando come eredità al secondo mondo terre distrutte, sterili e inquinate.
D'altronde si sa. Il profitto (del Mercato) cozza con l'ecologia, con i mercati locali, con i bisgoni delle popolazioni locali (conquistate) e con gli aspetti non economici in ballo.
La biodiversità? L'ambiente? L'economia locale? La salvaguardia delle culture? 
Inutili. Problemi non problemi. Problemi che non esistono e non devono essere trattati.

E così, tra espropri forzati, terre convertite contro natura (ma secondo le leggi del Mercato) a coltivazioni intensive, i miserabili sono estromessi dal Mercato (e muoiono di fame). 
La loro economia, basta sulla sostenibilità, sulla salvaguardia, sulla protezione e sull'incentivazione della biodiversità diventa improvvisamente basata sul soldo.
Privati di terreno, animali e piante, diventano schiavi del nuovo sistema economico, senza la minima possibilità di soddisfacimento dei beni primari. I prezzi, sempre in rialzo, riducono costantemente la loro forza d'acquisto, tenuta comunque a priori bassa.
I miserabili sono le vittime sacrificali del gioco. Sono le pedine "necessarie" a far continuare i giochi; e la finta compassione, che a volte ipocritamente compare sul volto di qualche  sentimentalista occidentale, e è e deve essere un passaggio. 
La vita è così..che ci vince e c'è chi perde.

E chi perde muore.
In India sono 250.000 i suicidi a partire dal 1995 verificatisi per indebitamento e perdita del terreno rubato dalle multinazionali.
E a rischio è il 70 per cibo del cibo mondiale, prodotto da piccole aziende agricole; cibo che sfama per l'88 per cento le popolazioni locali o comunque della stessa eco-regione.
Cibo, oltretutto, spesso in surplus.

Si, perchè le colture intensive si dice siano la via obbligatoria per sfamare la popolazione mondiale in continua crescita. Quello che non si dice è il danno ambientale, ecologico e alla biodiversità provocato da esse.
Le popolazioni ove il Mercato non domina, senza le catastrofi ecologiche a esso legate, vivono benissimo, anzi meglio, e non devono confrontarsi con i rischi delle tragedie che l'abuso umano sulle leggi della natura comporta.
In più lo sfruttamento intelligente del terreno permette la coesistenza tra più forme di vita (piante e/o animali che siano), che si aiutano, si sorreggono e si incastrano a vicenda, (e noi lo facciamo noi con loro). La catena naturale ne esce rafforzata, e i risultati sono produzioni diverse e più consistenti, con il mantenimento e l'aumento della biodiversità, dei sementi, e la preservazione del terreno e della sua fertilità.

Questo è il modello sognato da Gandhi (e non solo).
Questo è il modello ripudiato dal Mercato, con avidità e egoismo.
Questo è l'unico modello che è il futuro.

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