mercoledì 3 settembre 2014

Ebola: tra povertà e morte i re dei vaccini scherzano con e sulla nostra pelle


Quando si impara ad andare in bici non lo si dimentica più; è una questione di “memoria procedurale”. 
Identico meccanismo si adatta benissimo per la tecnica di diffusione di una malattia, per commercializzare il relativo prodotto che la cura.
E' il caso dell’attuale epidemia di Ebola, in cui il colosso farmaceutico Big Pharma si sta impegnando, creando un giro di denaro e di vite colossale. 
Per decenni gli scienziati hanno pensato che non esistessero anticorpi efficaci contro il virus dell'ebola, ma nel 2012 la ricerca della US Army Medical Research Institute of Infectious Diseases ha dimostrato che una combinazione di anticorpi è in grado di fermare il virus. 
Così, in contemporanea, altri laboratori di tutto il mondo sono stati chiamati a testare l'identico cocktail di anticorpi.


Le ricerche sull'Ebola e sui vaccini

Ma ecco i passaggi essenziali circa le ricerche sull'Ebola e sui contro-vaccini.
1) nel 2012 la ricerca della US Army Medical Research Institute of Infectious Diseases [USAMRIID] ha dimostrato che una combinazione di anticorpi è in grado di fermare il virus;
2) nel mese di gennaio 2014 ha inizio la Fase 1 delle sperimentazioni cliniche della Tekmira Pharmaceuticals Corporation che dosa per la prima volta nell’essere umano un suo prodotto contro Ebola;
3) la scheda OMS n. 103, aggiornata a marzo 2014, riporta al secondo capoverso della voce “Signs and symptoms“: "Virus Ebola è stato isolato, 61 giorni dopo l’insorgenza della malattia, dallo sperma di un uomo che è stato infettato in un laboratorio“.
In medicina legale questo punto rappresenterebbe la certezza del criterio cronologico e del criterio qualitativo di un’azione dannosa.
4) coincidenza vuole che, sempre a marzo 2014, il consorzio farmaceutico guidato da Scripps Research Institute ottiene un finanziamento premio di 28 milioni di dollari dal NIH [National Institutes of Health] per trovare e proporre il miglior trattamento per virus Ebola. 
Di questo consorzio fa parte la Mapp Biopharmaceutical, impegnata da un paio d’anni nella ricerca scientifica in merito a virus Ebola.
5) altra Università presente direttamente sul luogo del delitto è la Tulane University che svolge attività di ricerca in Sierra Leone [epicentro dell'epidemia] sulle armi biologiche, anch’essa per conto della US Army Medical Research Institute of Infectious Diseases [USAMRIID];
6) la Tulane University scrive sul proprio sito:
“We’re working on vaccines and medicines for Ebola and other hemorrhagic fevers” ….. 
“The solutions are coming.”
7) anche la GlaxoSmithKline del Regno Unito è coinvolta nella ricerca sul vaccino Ebola, in Sierra Leone, attraverso la controllata società svizzera Okairos, acquistata nel 2013, giusto in tempo per l’epidemia Ebola, che collabora a sua volta con il Vaccine Research Centre dei National Institutes of Health [NIH] degli Stati Uniti;
8) i farmaci di sintesi vegetale, negli ultimi dieci anni, hanno generato un sacco di chiacchiere ma hanno avuto poco effetto sulla produzione commerciale, con alcuni successi isolati di farmaci della Pfizer e della Protalix Biotherapeutics approvati dalla FDA nel 2012. L’approccio è stato nuovamente portato alla ribalta proprio nelle ultime settimane, quando un farmaco prodotto dalla pianta del tabacco è stato utilizzato per il trattamento di due persone che avevano contratto virus Ebola. 
Kentucky Bioprocessing, una unità del gigante del tabacco Reynolds American, ha prodotto il farmaco che è stato sviluppato da Mapp Biopharmaceutical. Il processo di produzione è simile ai passaggi per altri farmaci vegetali: i laboratoristi infettano le piante di tabacco con un virus che include il codice genetico; dopo che le piante sono infettate dal virus cominciano a produrre gli anticorpi dai quali sarà estratto il principio attivo. 
Così è stato prodotto ZMapp, il siero miracoloso che contrasta Ebola, iniettato ai due medici statunitensi che hanno contratto virus Ebola sul luogo dell’epidemia in Africa. Piccolo particolare: anche in questo caso gli effetti del farmaco non sono mai stati valutati sull’essere umano.


Il finale inquietante

E' chiaro che una pandemia di Ebola rappresenta una manna dal cielo per Big Pharma. Sieri miracolosi o vaccini (circa al 2015) che siano, pur non essendo ancora certificati per uso umano, saranno richiesti a gran voce dal grande pubblico. 
Il che “costringerà” le autorità di controllo a licenziarlo celermente, procedendo a tappe forzate e sarà un bel business...sulla nostra pelle.

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