sabato 14 febbraio 2015

Il nostro sistema (in)sanitario (Ii° parte): una questione di scelte obbligate


Il significato di tutto questo è che, nel sistema attuale, non abbiamo la libertà di scelta, ma solo scelte obbligate: possiamo decidere solo fra terapie a base di pillole "magiche" ugualmente inefficaci. Compriamo quello che ci vendono, ci arruoliamo nelle eterno crociate contro le malattie gravi, seguiamo le raccomandazioni ufficiali per la salute (ignorarle, infatti, ci sembra sciocco e rischioso) e dedichiamo tempo, denaro ed energia alla nostra associazione preferita per la lotta contro le malattie. Tutto questo allo scopo di ottenere una salute migliore per noi stessi e poi per gli altri, anche se tutto ciò che ne ricaviamo è un ciclo infinito di sempre maggior confusione, malattia e infine di morte, mentre al tempo stesso riempiamo le tasche di chi controlla e gestisce il sistema. E a ben guardare, vi renderete conto che noi, consumatori, comprando senza discutere i prodotti creati da un'industria ossessionata dal profitto, siamo anche coloro che finanziano questo disastro. Ecco perché una delle cose più importanti che chiunque di noi possa fare è migliorare la propria alimentazione e la propria salute: possiamo "votare con i soldi che spendiamo" contro questo sistema, scegliendo di non farne parte. Meno compriamo, e meno denaro l'industria può investire per distorcere le ricerca scientifica e le politiche pubbliche.
Gli effetti negativi non sono comunque l'obiettivo dell'attuale sistema. Sono semplicemente effetti collaterali inevitabili dell'obiettivo primario: profitti sempre in crescita per le diverse industrie le cui attività costituiscono e mantengono in funzione il sistema. Questa storia non nasce dai cattivi propositi di individui scellerati: al contrario, la maggior parte della gente che contribuisce a questo grande disastro crede davvero di fare la cosa giusta. Stanno facendo la guerra al cancro. Sono sul punto di scoprire i segreti sui nostri geni. Mettono i nutrienti ritenuti indispensabili in pillole e alimenti. Stanno compiendo grandi progressi nelle tecniche chirurgiche. Mirano a ridurre il costo delle calorie per la gente povera. Stanno producendo proteine animali in modo più efficiente. Intendono segnalare le nuove scoperte scientifiche a un pubblico affamato di consigli per perdere peso e guadagnare in salute. Eppure queste meravigliose intenzioni finiscono per favorire i profitti e la diffusione delle malattie.
Non si sta "sparlando" del capitalismo, del mercato libero e del profitto: è naturale che tutti gli elementi in un sistema facciano il possibile per sopravvivere e prosperare. In effetti, questa motivazione collettiva è la base per la stabilità e la resilienza dell'intero sistema. Le foreste possono sopravvivere millenni (purché non le si abbatta) non certo perché tutti gli organismi che le abitano siano altruisti o "gentili" gli uni con gli altri, ma perché ognuno si prende cura dei propri interessi in un modo che contribuisce anche al benessere degli altri. Ma l'obiettivo del sistema chiamato "foresta" è raggiungere il massimo della biomassa e della biodiversità in modo da ricompensare tutti gli elementi che contribuiscono a questo fine. Gli alberi che lasciano cadere le foglie vengono ripagati dalla grande ricchezza della vita in decomposizione che trasforma quelle stesse foglie in sostanze nutritive, che così alla fine ritornano all'albero. Gli uccelli che espellono azoto restituendolo al terreno vengono ricompensati da una grande disponibilità di vermi che vivono nel tappeto di foglie cadute a terra, a loro volta cresciute grazie all'azoto degli uccelli. E così via. Il problema, nel caso del nostro sistema sanitario non è il comportamento egoista dei singoli individui, bensì la scelta dei comportamenti egoistici da premiare e da punire in un sistema il cui obiettivo è il profitto anziché la salute. E questo problema non riguarda il mercato libero, ma è piuttosto il risultato di un mercato manipolato dai suoi esponenti più forti, spesso in collusione con un governo molto lontano dai cittadini di cui dovrebbe essere al servizio.
I sistemi si consolidano in modo naturale: se così non fosse, non potrebbero sopravvivere nel tempo. In questo caso l'attività del nostro sistema sanitario genera poteri forti che avvalorano il principio del profitto invece di quello della salute. Questo dà luogo a poteri altrettanto forti che mantengono in vigore l'attuale sistema, permettendogli di resistere ad ogni tipo di evidenza scientifica che dimostri che le cose si potrebbero fare con più intelligenza, con minor dispendio di denaro e migliori risultati. Ma i sistemi alla fine crollano, quando le loro risorse non riescono a sostenerne gli obiettivi in modo continuativo: questo capita quando i costi elevati del nostro sistema insanitario, in termini economici come in termini di salute, minacciano di demolire l'intera società.
In un sistema che persegue il benessere pubblico invece del profitto di pochi, le aziende e gli individui potrebbero continuare a guadagnare un sacco di soldi, allo stesso modo in cui le querce e gli alberi di noce possono crescere alti nella foresta. Ma lo farebbero in un modo sostenibile a tempo indeterminato. perché anche gli altri elementi del sistema godrebbero di ottima salute.

L'articolo è un estratto del libro Whole, vegetale e integrale del dottor Campbell.

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