mercoledì 19 aprile 2017

i Cinque Riti Tibetani, elisir di eterna giovinezza!

I Cinque Tibetani o Cinque Riti Tibetani sono una serie di semplici asana, note anche come rituali per conservare l'eterna giovinezza. Aiutano a mantenere il corpo agile e flessibile, con un effetto benefico anche sulla mente.
Esse aiutano ad attivare l'energia vitale ed è consigliato praticarli al mattino (magari insieme al Saluto al sole -> vedi il post precedente).
Per eseguire gli esercizi occorre solo un pò di spazio e un materassino da palestra. Altrimenti si possono eseguire anche su pavimento nudo.
La tradizione tibetana richiede di ripetere ogni rito per 21 volte ma si può cominciare con più calma, ad esempio con 3 o 4 ripetizioni per ogni rito, facendo molta attenzione ad assumere le posizioni richieste in modo corretto e a compiere movimenti fluidi.
Fondamentale è anche la corretta respirazione durante le asana. Questa verrà spiegata dettagliatamente rito per rito appena sotto.

Primo Rito Tibetano


In piedi, braccia larghe, palme rivolte verso il basso, ruotare su se stessi in senso orario, in modo che il braccio sinistro ruoti verso destra (senso orario).
Secondo la tradizione, ruotare in senso orario aiuta il fluire dell'energia attraverso i chakra.
E' bene partire cauti e l'esercizio può portare perdite di equilibrio, nausea,..perciò è meglio iniziare con 3-4 rotazioni.

Secondo Rito Tibetano


Distesi a terra, supini, braccia lungo i fianchi, sollevare contemporaneamente le gambe a 90 gradi rispetto al busto (piedi flessi a martello) e la testa verso il petto. Spalle, schiena e bacino rimangono a contatto con il suolo. Inspirare durante la flessione ed espirare nella fase di distensione.


Terzo Rito Tibetano


In ginocchio, mani posizionate sui glutei, piedi in appoggio sulle dita flesse e in contatto con il suolo, testa appoggiata sullo sterno. Inarcare all'indietro testa, spalle e il tratto toracico della schiena. Inspirare quando si inarca ed espirare mentre si ritorna alla posizione di partenza. Durante il rito mantenere rilassate le mascelle.
Ustrasana (questo è il nome dell'asana) potenzia i muscoli della schiena, migliora la flessibilità della colonna vertebrale e la postura, oltre a garantire un massaggio benefico per gli organi addominali.


Quarto Rito Tibetano


Seduti, gambe distese e piedi larghi quanto le anche; tronco eretto, mento che tocca lo sterno e palme appoggiate a terra con le dita in avanti, piegare le ginocchia, sollevare il bacino e rovesciare indietro la testa, inspirando si sale ed espirando si torna alla posizione di partenza.
La posizione aiuta a rafforzare gambe e braccia.


Quinto Rito Tibetano


Proni, bacino e arti sfiorano terra, testa eretta, palme delle mani appoggiate a terra larghe quanto le spalle e piedi appoggiati sulle dita flesse larghe quanto le anche, sollevare il bacino, espirando. Inspirare tornando alla posizione di partenza.
Questa asana rafforza braccia e gambe, allevia lo stress e dona una sferzata di energia a tutto il corpo.


mercoledì 12 aprile 2017

La magia del Saluto al sole (Surya Namaskara)


Il Saluto al sole (in sanscrito Surya Namaskara), è una serie di asana di Hatha Yoga. 
Deriva dal sanscrito "surya" che significa "sole", e "namaskara" che significa "saluto".
Il saluto al sole viene generalmente eseguito al mattino, al sorgere del sole, per captare, assimilare e distribuire a tutto il corpo l'energia solare.


La sequenza

La sequenza viene realizzata in modo completo insieme all'ausilio di pranayama (esercizi respiratori), mantra (suoni vocali), mudra (gestualità simbolica) e con particolare attenzione ai chakra (centri energetici del corpo umano).
Un intero ciclo del saluto al sole si compone di due sequenze. La prima viene eseguita portando in avanti il piede destro mentre nella seconda si porta in avanti il piede sinistro.


Più precisamente le posizioni sono:
1 Pranamasana -> posizione della preghiera (espirazione)
2 Hasta uttanasana -> posizione delle mani sollevate (inspirazione)
3 Padahastasana -> posizione delle mani ai piedi (espirazione)
4 Ashwa sanchalanasana -> posizione equestre (inspirazione)
5 Adho mukha svanasana -> posizione del cane che guarda indietro (espirazione)
6 Ashtanga namaskara  -> saluto con gli otto arti del corpo (sospensione)
7 Bhujangasana -> posizione del serpente o del cobra (inspirazione)
8 Adho mukha svanasana  -> posizione del cane che guarda indietro (espirazione)
9 Ashwa sanchalanasana -> posizione equestre (inspirazione)
10 Padahastasana -> posizione delle mani ai piedi (espirazione)
11 Hasta uttanasana -> posizione delle mani sollevate (inspirazione)
12 Pranamasana -> posizione della preghiera (espirazione)

I movimenti vengono coordinati con la respirazione. I movimenti di passaggio da un'asana all'altra dovrebbero risultare fluidi. La posizione di appoggio delle mani, nelle fasi che lo richiedono, non dovrebbe mai cambiare dall'inizio alla fine della sequenza. 
All'inizio e alla fine del saluto ci si dovrebbe ritrovare nella stessa posizione.
Dato che i movimenti del Saluto al Sole seguono il respiro di chi lo pratica, non esiste una velocità standard di esecuzione. La pratica del Saluto al Sole potrebbe risultare più rapida o più lenta tra le persone di uno stesso gruppo durante una lezione di Yoga.


I benefici

Il Saluto al Sole ha un effetto tonificante ed energizzante sul nostro corpo. 
Permette di migliorare flessibilità e agilità, favorisce la digestione, rafforza le ossa, migliora postura e equilibrio, aiuta a perdere peso, migliora la circolazione del sangue, aiuta a disintossicarsi, ringiovanisce il corpo, favorisce, allevia lo stress.

lunedì 3 aprile 2017

Orto permaculturale da zero senza zappa? Possibile (III° parte): la manutenzione e i macerati

La "manutenzione" dell'orto è in realtà la parte meno stressante e più piacevole.
Dapprima, dopo la semina, occorrerà semplicemente bagnare ogni tanto i bancali ed estirpare le infestanti ai lati dei bancali stessi.
Dopo la crescita delle piante seminate occorrerà invece procedere con la legatura, se necessaria, è cioè nel caso di legumi e solenacee, oppure con la sarchiatura o il rincalzo, per varietà come sedano, finocchio, invidie.
Circa l'irrigazione è importante effettuarla al mattino presto o al tramonto, per favorire il miglior assorbimento del terreno e ridurre l'evaporazione.
Fondamentale, per un orto sano e vigoroso, oltre alle consociazioni e alla fertilità del terreno, è l'uso dei macerati.
Quelli che uso personalmente sono il macerato di ortica e il macerato di equiseto.
Entrambi hanno materie prime facilmente reperibili, presenti in zone umide, scarpate, nelle bordure dei campi, etc.


Il macerato di ortica


Il macerato di ortica può essere utilizzato sia come antiparassitario, che come fertilizzante, grazie all’elevata quantità di sali minerali, azoto, ferro e vitamine. 
Esso stimola lo sviluppo delle piante
La sua funzione dipende dalle dosi: più puro per la funzione antiparassitaria, più diluito per quella fertilizzante.
Nella preparazione del macerato è la pianta intera ad essere utilizzata, sia fresca che essiccata, eccetto le radici. 
Nel caso in cui si prepari con ortica fresca, questa va raccolta prima della fioritura.
La proporzione per il macerato con la pianta fresca è 10 chili di ortica per 10 litri di acqua, anche piovana.
Una volta riempito di acqua e ortiche, il macerato va fatto riposare e mischiato ogni due giorni: il contenitore resterà aperto, ma è necessario applicare un panno per evitare l’attacco di insetti. 
I tempi di macerazione variano a seconda delle temperature: generalmente, dopo due o tre settimane circa il macerato è pronto. Un elemento da tenere d’occhio per regolarsi sono le bolle della fermentazione: quando spariscono, è il macerato è maturo. 
Se si prolunga la macerazione, il composto accentuerà la sua azione fertilizzante.
Per bloccare la fermentazione, bisogna aggiungere al macerato un po’ di aceto: il 2-4% rispetto al totale. Una volta pronto si può usare il macerato per un anno e mezzo, chiuso e ben conservato: nel caso in cui ci siano residui di pianta, prima di utilizzarlo è comunque necessario filtrarlo.


Il macerato di equiseto


L'equiseto è una pianta spontanea che cresce nei terreni umidi o sulle rive dei fossi ed è molto diffusa, in gran parte dell'Italia. 
L’equiseto rinforza le piante contro le malattie crittogamiche perché contiene tantissimo silice che va a rinforzare i tessuti delle piante orticole e aiuta a renderle meno sensibili a muffe e funghi (peronospora, marciume radicale, mal bianco;..).
Dell’equiseto si utilizza tutta la pianta senza le radici, nella quantità di 1 kg (pianta fresca) o 150 g (pianta secca) per ogni 10 litri di acqua.
Il macerato di equiseto si realizza lasciando fermentare in un contenitore acqua e la piante stessa.
Le piante possono essere immerse intere oppure spezzettate, secondo la dimensione del vostro secchio. Se immerse intere è meglio togliere la radice.
Occorre rimescolare di tanto in tanto e dopo circa 7 giorni le erbe introdotte si macerano, fermentando leggermente.
A questo punto il macerato è pronto: le foglie risultano sciolte, si intravedono appena le nervature e il colore è ancora verde.
Si filtra e si diluisce con altra acqua fino a 40 volte, ovvero 1 litro di macerato si diluisce in 40 litri di acqua.


L'utilizzo dei macerati

Entrambi i macerati possono essere utilizzati direttamente sulla foglia, sul colletto delle piante o sul terreno.
L'uso anti parassitario deve essere effettuato con una diluizione elevata del macerato in acqua.
Una diluizione minore sarà necessaria per l'uso al colletto, e ancora minore per l'uso come fertilizzante.